Il ricordo

Elia Viviani: «Non ho mai conosciuto una persona più buona di Davide Rebellin»

Il campione olimpico veronese ricorda il ciclista travolto e ucciso da un camion il 30 novembre a Montebello Vicentino
Elia Viviani e Davide Rebellin
Elia Viviani e Davide Rebellin
Elia Viviani e Davide Rebellin
Elia Viviani e Davide Rebellin

«La parola più giusta per definire Rebellin è: buono». Elia Viviani precisa: «Non ho mai conosciuto una persona più buona di lui. Abbiamo perso una grande persona. Davide non era capace di staccarsi dalla bici, lavorava dietro le quinte e ricordo i suoi silenzi, quasi avesse vergogna di essere ancora lì, a oltre 50 anni, e la dignità con cui ha vissuto la squalifica dopo i Giochi di Pechino».

 

Il ricordo di Elia per Davide

Il vuoto è enorme. Anche giorni dopo la tragedia, rimane lo sconcerto. Elia, come i circa quaranta professionisti che vivono a Montecarlo, lo avevano visto per l’ultima volta quattro giorni prima, il 27 novembre, nel circuito disegnato sulle strade di Monaco (1° Gilbert, 2° Matthews, 3° Pogacar), «nella corsa a scopo benefico organizzata dall’anno scorso anno da Matteo Trentin e sua moglie».

«A concludere la manifestazione», spiega Viviani, «c’è stata una cena di gala e Rebellin è stato premiato. Vedevo Davide sorridente, felice di esserci, di essere con noi e di aver ricevuto il riconoscimento per la presenza nel gruppo più lunga».
Elia incrociava spesso Davide in allenamento, e «c’era uno scambio di saluti, ma in genere lui si allenava da solo, tutti i giorni. Dopo quanto accaduto, c’è grande tristezza e malinconia e in tutti c’è il pensiero che il nostro lavoro è sulla strada e ogni giorno può capitare una tragedia. Quando mi alleno con i giovani, li avverto di stare attenti, di non mettersi a ridere e scherzare, ma Rebellin, che ha percorso più chilometri di ogni altro in bici, era uno attento, aveva la bici con il suo fanalino, era a bordo strada. E c’è la sensazione che quella sulla sicurezza sulle strade sia una battaglia persa».

 

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«All'estero si corrono meno rischi»

All’estero non è così. Viviani conferma: «Si corrono meno rischi. In Spagna, in particolare, vi pedala molto meglio. Sono state messe delle regole e le trasgressioni costano multe salatissime: così per l’automobilista che fa il pelo al ciclista o ti sta dietro vicino o quando sorpassa non rispetta il metro e mezzo di distanza. Le sanzioni sono salatissime anche per il ciclista beccato con le cuffie ad ascoltare musica».

 

Renzo Puliero
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