Lo switch off del 9 marzo

Fontana: "La pluralità va difesa a ogni costo"

Il Presidente della Lombardia rinnova l’impegno per la pluralità dell’informazione: “il recente riassetto delle frequenze ha creato numerosi disservizi”

Il grido di aiuto lanciato dall'emittenza televisiva locale nella provincia di Mantova dopo lo «switch off» che il 9 marzo ha sancito il passaggio dalle precedenti e molteplici frequenze a un'unica frequenza pianificata a livello regionale con gravi limitazioni alla trasmissione dei programmi, è stato subito raccolto dalla Regione Lombardia. Il nodo, analogamente con quanto era successo in Veneto, riguarda ora in particolare Telemantova, storica emittente del Gruppo Athesis, editore anche della veronese Telearena. Mantova è un caso molto particolare: dal punto di vista della pianificazione delle frequenze, infatti, il suo territorio rientra in Veneto. E questo sta creando enormi problemi, con il risultato che Telemantova, unica emittente della provincia e che dà lavoro a 12 persone, per una serie di complesse ragioni tecniche non è più visibile nella maggior parte delle aree della provincia, privando decine di migliaia di persone della «loro» TV. Il Pirellone, che nei mesi scorsi ha stanziato 500 mila euro a sostegno delle Tv e dei siti di informazione locale, ha ben chiaro che la situazione attuale mette a rischio la sopravvivenza stessa delle televisioni e dei posti di lavoro, e poco importa che Mantova per chi ha pianificato il nuovo assetto radioelettrico nazionale «rientri» nel Veneto. Da qui un appello al Governo ma anche l'intervento a difesa del patrimonio del sistema dell'informativo lombardo del presidente della Regione, Attilio Fontana.

Presidente, la Lombardia è attenta all'informazione locale e non rimane immobile davanti alle difficoltà segnalate come per Telemantova?

«Le televisioni locali sono imprese editoriali che creano lavoro e rappresentano un servizio ai cittadini garantendo il pluralismo dell'informazione».Indubbiamente il riassetto delle frequenze ha complicato una situazione già provata dalla pandemia...«Ha creato non pochi disagi. Ho ricevuto decine di segnalazioni da editori e da cittadini lombardi, perché in alcune aree, penso proprio al mantovano, al momento molte emittenti locali non sono visibili».

Cosa può fare la Regione?

«Ho chiesto ai nostri uffici di approfondire la problematica a tutti i livelli, al fine di comprendere se Regione Lombardia può dare una mano a risolvere il problema è tornare alla normalità».

Ma Palazzo Lombardia è stato sempre attento al settore, iniziando dai fondi messi a bilancio nell'ultimo anno.

«Lo abbiamo sempre seguito con attenzione, supportandolo anche attraverso l'assegnazione di contributi regionali alle emittenti radiofoniche e televisive locali. Siamo da sempre e continueremo a essere al fianco delle emittenti locali, presìdi fondamentali per la diffusione della libera informazione. E dei cittadini, che hanno il diritto di essere sempre informati».

Per le emittenti radiotelevisive e le testate giornalistiche online lombarde sono arrivati 500 mila euro...

«Abbiamo proposto un contributo per radio e tv locali che rientra nell'ambito del "Fondo regionale per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione. Con questo mezzo milione Regione Lombardia riconosce anche il grande impegno delle emittenti radio-televisive locali nell'informare in maniera puntuale e capillare i cittadini durante il periodo pandemico. Tutto questo non può disperdersi per l'innovazione delle frequenze».

Un modo per valorizzare un servizio fondamentale, soprattutto nelle aree di confine nelle quali l'informazione è realmente essenziale?

«Questa importante azione di sostegno alle televisioni e alle radio è stata fortemente voluta per valorizzare la funzione sociale e l'insostituibile servizio che l'informazione locale compie, ogni giorno, nei confronti delle rispettive comunità».

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